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“Perché non te li porti a casa tua?” Antirazzismo e quotidianità nelle esperienze di convivenza solidale. | Design Your Community

Il mondo dell’accoglienza in Italia è composito, mobile, ed è stato soggetto a continue ridefinizioni nel corso dell’ultimo decennio. Numerose ricerche hanno messo in luce i limiti strutturali di un sistema in cui, le pur diffuse “buone pratiche”, denunciano la totale arbitrarietà del destino di chi si trova a vivere detto sistema. La segregazione, materiale e simbolica, a cui sono soggette le persone rifugiate risponde alla necessità di produrre “ordine” attraverso il controllo di un soggetto considerato naturalmente pericoloso. Ma anche quando il rifugiato, o in generale la persona migrante, non è vista come un pericolo, è comunque pensato come un “soggetto deficiente”, qualcuno che manca di competenze e risorse –linguistiche, intellettuali, materiali). L’accoglienza, di conseguenza, diviene il sinonimo di un servizio da dedicare ad un soggetto in minorità per sopperire alle sue mancanze. La commistione di queste due aspetti, la segregazione e la spersonalizzazione, risulta critica non solo per i beneficiari del sistema, soggetti ad un’esclusione e infantilizzazione che diminuisce la possibilità di portare avanti progetti di autonomia, ma anche in termini di impatto sociale. Senza dimenticare che esiste una dimensione di bisogni materiali a cui rispondere, è bene comprendere che l’accoglienza è sempre una relazione. In questo senso, è necessario che l’accoglienza divenga anche un lavoro con, su e a partire da, la cittadinanza locale. I meccanismi di segregazione infatti, rafforzando la separazione tra i gruppi, sono corresponsabili dell’accanimento xenofobo e razzista nei confronti dei migranti e del sistema di accoglienza stesso.

In un contesto quale quello che ci troviamo a fronteggiare oggi, l’accoglienza in famiglia rappresenta un modello innovativo per facilitare l’inclusione sociale e sviluppare strategie quotidiane di coesione, solidarietà e antirazzismo. Attraverso le esperienze di convivenza, chi siamo “noi” e chi sono “loro” viene messo in discussione, rinegoziato e reinventato.

In questo modo, il “noi” e il “loro” smettono di essere qualcosa di dato, qualcosa che pensiamo di essere per nascita – una nazionalità, un colore, una religione, una condizione economica – per divenire un “noi” che si sceglie, quotidianamente, nella e attraverso la relazione.

Questo talk fa parte del palinsesto di Design Your Community.


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