Le nostre città, i nostri musei, le nostre università, le nostre case, perfino i nostri specchi, sono infestati di fantasmi. Tracce spettrali del nostro passato coloniale, eredità culturali scomode e spesso inconsce che riemergono con forza nei nostri spazi pubblici e privati, in modi spesso inaspettati – nell’intimità quotidiana di gesti, oggetti di consumo, relazioni – rendendo estremamente complesso il riconoscimento dell’ “altro” in quanto essere umano, e di noi stessi in quanto comunità radicalmente interculturale. Alcune recenti azioni politiche e/o artistiche di ri- appropriazione e ri-scrittura di questi spazi, agiscono come una sorta di detonatore, permettendoci di comprendere anche il ruolo dei nostri corpi, che spesso a nostra insaputa agiscono riproducendo stereotipi e posture coloniali, attraverso una sorta di “coreografie”, che sono anche “predisposizioni affettive”. Lo spazio critico e trasformativo aperto da queste azioni, ci invita a mettere in questione noi stessi, interrogando il nostro disagio, la nostra sicurezza intellettuale, il nostro senso comune, l’urgenza di un cambiamento culturale, per una diversa “comunità che viene”.

Questo talk fa parte del palinsesto di Design Your Community.